Jean Boghossian risiede a Bruxelles dal 1975 dopo aver lasciato il suolo nativo in Libano durante la guerra civile
Tuttavia è a Venezia che rende omaggio alle sue radici Armene, esibendo alcune sue opere al padiglione nazionale durante la Biennale, al Collegio Armeno Moorat-Raphael, a Palazzo Zenobio e alla Chiesa di Santa Croce degli Armeni, su Calle Dei Armeni.
Jean Boghossian dichiara: “Il mio lavoro è quello di spiritualità, trasmissione e trascendenza del patrimonio culturale armeno attraverso libri e calligrafia astratta”. Usando il fuoco e il fumo come materiali primari, il risultato è quello che egli descrive come “la poesia e la costruzione attraverso la decostruzione”. Mentre l’uso di un soffiatore al posto del pennello potrebbe sembrare una violenta evocazione, l’artista insiste sul fatto che il messaggio che sembra comunicare è il contrario. Sembra “consegnare un lavoro e un messaggio poetico e armonioso e utilizzare l’incendio in un senso di conservazione”.
Mentre tali nozioni di conservazione e di trasmissione sono particolarmente pertinenti al contesto armeno della mostra, come mezzo per segnare e ricordare un passato traumatico, anche Boghossian si prende cura di notare la specificità dell’ambiente veneziano. “Esporre a Venezia, un luogo che si prefigge di conservare i manoscritti, di conservare conoscenza, lingua e storia, è un ottimo modo per me come artista di mostrare il mio lavoro”, afferma.

 

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